15/01/2018, 17:07
Non si può andare avanti così. E fai il romantico e ti dà dello smielato, non la consideri e ti rimprovera di non volerle bene. E se hai voglia di scopare, prima la devi corteggiare. Ecco, ho fatto anche la rima. Devi pure essere un poeta che la delizi, ma lei in quel momento avrà bisogno di uno che la maltratti. Sbaglio luogo, momento, modi, e… quanti cavoli a merenda. Ho fame, e lei è a dieta, ho sonno e lei si struscia. Coordiniamoci, ti compro una bussola anche se poi mi dirai che non ti perdi mai. Prendi tutto in modo letterale per poi rigirartela come ti fa comodo. E che modi! Come devo fare? Seguo te o i tuoi ormoni? Non mi dire che non dipendono da quelli i tuoi sbalzi umorali.
Come quando mi dici:
“Dai, voglio un figlio” e mentre sono lì, lì…mi urli:
“No, fermati, metti il preservativo.”
Decidi prima, no? E fammi venire in santa pace. Allora è meglio quando non me la dai e mi consolo, che prendermi per un seminatore a rate. Chi semina vento, raccoglie tempesta. La sagra delle frasi fatte. Con te è così: o ti accontento con i detti di mia nonna o dico la mia che guarda caso non è mai come la pensi tu. Vuol star da sola? Prendiamoci una pausa. Giammai. Mi scassi la “minchia” non certo per usarla, ma per le suppliche perché non puoi fare a meno di me.
“Ci sposiamo?”
“Ma che sei matto? Sono contraria al matrimonio. Ti ricordo che sono stata tre anni con Filiberto.”
“Ma almeno c’aveva i soldi, Filiberto?”
“Stronzo, sei un materialista, io penso ad altro. Ti perdono se mi porti a cena fuori in quel localino che mi piace tanto.”
“Non ho una lira, al massimo una pizzetta al taglio.”
“Che pezzente.”
“Che materialista.”
“Ti amo per come sei e non per quello che hai.”
“Ce l’ho come tutti.”
“No, stasera ho le mie cose.”
“Beata te, io ho le palle piene. E non c’è verso di…”
“Che volgare! Il solito porco.”
“Scusa, amore. Sei la luce dei miei occhi, lo splendore della vita mia, il “trottolino” di tutte le mie canzoni che…”
“Che palle! Sei noioso.”
Sarò pure noioso, ma tu non stai bene. Me ne vado. No, resta. Resto. E vattene.
Ma si può fare tutte le sere ‘sta pantomima per dare due colpetti alla mia signora? Se si decidesse per le undici, io, poi vorrei dormire. Domattina la sveglia suona presto e già so che sarà insoddisfatta. Di che cosa lo scoprirò appena avremo finito ‘sta scopata. Il preservativo…azz! Speriamo si quieti con la poesia che le ho scritto prima.
"Di una cosa sono convinto: un libro deve essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi".
F. Kafka